Usata da tutti i più grandi compositori come potente mezzo espressivo, e dai migliori insegnanti di canto come fondamento di una tecnica vocale assoluta e sicura, usata come mezzo nell’interpretazione di grandi cantanti, la “messa di voce” è oggi quasi del tutto dimenticata.
Quando il mio primo maestro di canto, il tenore Ennio Vetuschi, mi parlava dell’attacco sul fiato, piano e con sicurezza, in realtà stava già preparando la strada alla messa di voce.
Ho ritrovato lo stesso attacco sul fiato, ma reso assai più complesso, con la mia terza maestra, che al nostro primo incontro mi chiese di fare note lunghe attaccando il suono da un pianissimo quasi impercettibile, condurle a un lento crescendo e poi proseguire con un lento diminuendo fino a farle sparire. Tutte le note, incluse quelle acute, una dopo l’altra. Naturalmente nella nota in cui si esegue la messa di voce, l’apertura delle labbra e della mandibola non sono sempre uguali: la bocca infatti risulta essere aperta pochissimo nell’attacco, mentre tende ad aprirsi mentre si prosegue verso il crescendo.
Con questi fantastici quanto difficili esercizi, stavo iniziando a mettere in pratica l’arte della messa di voce, raffinando la mia emissione a un livello tecnico davvero molto alto; eh sì, perché la messa di voce esige un controllo del fiato che va veramente oltre la normalità, e vuole una relazione tra fiato e posizione vocale che dev’essere praticamente perfetta.
Per me quei momenti di studio sono stati illuminanti e preziosi, perché attraverso l’uso della messa di voce ho definitivamente imparato a controllare gli attacchi SUL FIATO.
Non a caso l’esercizio n. 1 del fascicolo “Gorgheggi e solfeggi” di Rossini (e la musica di Rossini ha bisogno di una tecnica vocale praticamente perfetta per essere eseguita a proprio agio) è proprio un esercizio tutto dedicato alla messa di voce.
Vi invito ad approfondire l’argomento leggendo l’interessante articolo “LA MESSA DI VOCE DALLA TEORIA ALLA PRATICA” scritto dal M° Mattia Peli, Maestro Accompagnatore e Vocal Coach, che ha analizzato la storia e la tecnica di quest’abilità somma attraverso le testimonianze dirette di famosi cantanti e celebri trattati.
Un attacco sul fiato, come ricordava lo stesso Bergonzi, non è altro che questo: il fiato va, e SUL FIATO “si mette il suono”; in altre parole, tecnicamente si fa in modo che le corde adducano su una piccola quantità di fiato che viene messa in moto PRIMA di produrre il suono. Le corde quindi adducono sull’aria che viene dolcemente spinta fuori prima della produzione del suono. E’ semplice come fare una “F” che non si sente.
Per far sì che questo meccanismo sia perfetto, serve una preparazione mentale dell’attacco molto attenta, e una posizione vocale molto raccolta nella zona bassa e media della propria estensione e più aperta verso la zona acuta.
Occorre che la mente e l’orecchio preparino il corpo, in una posizione vocale esatta, mentre si inspira. In altre parole, una messa di voce (così come qualsiasi attacco del canto lirico) deve essere preparata mentalmente e fisicamente mentre si respira profondamente.
Questo sistema ha il duplice vantaggio di allenare l’organo vocale alla perfezione degli attacchi, e di rendere ogni attacco morbido.
Si elimina così qualsiasi tensione o attacco minimamente “gutturale”; si arriva ad un uso superiore della voce che, così come diceva il grande tenore Giacomo Lauri Volpi, viene condotta ad una dimensione aerea, squillante, vibrante, perfetta e ricca di autentica arte.